All’interno del progetto Baloo, è stata realizzata "l’esperienza di volontariato di competenze" che ha visto collaborare un gruppo di dipendenti del settore Risorse Umane di Chiesi farmaceutici , azienda parmese leader nel campo della ricerca e della produzione di farmaci innovativi , con gli otto ragazzi della Comunità Baloo, giovani minori stranieri provenienti da Tunisia, Marocco, Camerun, Pakistan e Turchia. L’esperienza ha rappresentato molto più di un percorso formativo: è stato un incontro di sguardi e di fiducia.
Di seguito il significativo resoconto del Coordinatore di Casa Baloo Dott. Domenico Sgromo:
C’era una volta, in un settembre che profumava ancora d’estate, un gruppo di ragazzi venuti da lontano. Tunisia, Cameroun, Pakistan, Turchia: paesi diversi, storie diverse, un’unica valigia piena di domande. Il progetto Baloo che li accoglie dal 2023, insieme a Chiesi e CSV Emilia, li ha portati in un viaggio fatto di quattro tappe magiche.
La prima: tre coach, maghi gentili delle risorse umane, si sono seduti davanti a loro e invece di chiedere «che voti hai preso?» hanno domandato «in cosa sei bravo?». È stato come accendere una lampadina in una stanza dove c’era solo buio.
La seconda: due esperte del curriculum hanno preso fogli bianchi e li hanno trasformati in specchi. Ogni riga era un pezzo di sé che finalmente trovava forma, non più solo pensieri sparsi.
La terza: il gioco del colloquio. Due professioniste HR hanno messo in scena la commedia del lavoro, fatta di domande, esitazioni e sorrisi. La lingua italiana, per molti ancora fragile, è diventata palestra di coraggio.
La quarta: la porta che si apre su una grande azienda. Odore di pulito, ordine, voci sicure. E poi Kareem, il narratore. Un ragazzo come loro che ha raccontato il viaggio, i momenti bui e la scelta di non arrendersi. Le sue parole sono state un biglietto d’ingresso al futuro: «Imparate l’italiano, cercate le opportunità, non aspettate che bussino. Le difficoltà ci saranno, ma non siete soli.»
I ragazzi sono tornati con occhi diversi: «Non credevo che qualcuno fuori dalla comunità si interessasse davvero a me». «Mi piacerebbe lavorare in un posto così… cosa bisogna fare?». Persino chi capiva poche parole italiane, ha detto di aver respirato “il senso del lavoro”. Gli operatori del progetto hanno sorriso: improvvisamente i ragazzi chiedevano di scuola, di lavoro, di futuro. Wassim voleva addirittura ripassare il curriculum la sera prima del colloquio, per non dimenticare nulla. E i volontari di Chiesi? In una call finale, il 2 ottobre, hanno confessato: «Abbiamo imparato più noi di quanto pensiamo di aver insegnato». C’è chi si è commosso. Perché quando incontri il futuro negli occhi di chi è partito da lontano, ti rendi conto che il viaggio non è mai a senso unico.
Domenico Sgromo